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Venture capital in Europa, investimenti verso i 20 miliardi di euro nel 2018

A tutto giugno superavano i 10 miliardi miliardi di euro i finanziamenti distribuiti dai VC nelle startup e nelle scaleup
del Vecchio Continente, attraverso 1.440 operazioni. Il terzo trimestre ne ha registrate altre 584, per un ammontare di 4,5
miliardi; un numero inferiore rispetto alle 660 (per circa 4,8 miliardi di euro di capitale investito) ma che conferma lo
stato di buona salute per le attività dei venture capital. Ad affermarlo il periodico rapporto stilato da PitchBook, che proietta
il volume degli investimenti per l'intero 2018 oltre i 19 miliardi di euro, cifra che rappresenterebbe un record assoluto
e che supererebbe quella investita nel 2017, quando alle aziende europee furono destinati 18,6 miliardi di euro.
Cresce il valore dei deal
A spingere il volume dei finanziamenti, come si legge nella nota che accompagna lo studio, concorrono diversi fattori, a cominciare
dalla crescente concorrenza tra gli investitori e dalla presenza attiva di fondi con disponibilità di capitali mediamente
più grandi rispetto al passato. La dimensione media dei VC europei è passata infatti dai 79,7 milioni di euro del 2017 ai
123,2 milioni di euro di quest'anno e la valutazione delle aziende investite, di conseguenza, ne ha direttamente beneficiato.
Come hanno ben evidenziato gli esperti di PitchBook, emerge un'indicazione di tendenza ormai ben definita: i venture capital
sono più disponibili a finanziare operazioni di maggiori dimensioni e a ripartire la liquidità disponibile tra meno società,
sviluppando un valore dei deal decisamente superiore rispetto agli anni precedenti. Un contributo importante è inoltre giunto
da attori non tradizionali o comunque non europei, a cominciare dalle grandi multinazionali, sempre più attive nelle iniziative
di corporate venture capital, per finire agli investitori statunitensi e asiatici, che pesano ormai stabilmente per circa
il 50% del valore complessivo dei deal conclusi.
Non è quindi un caso che, solo nel secondo trimestre dell'anno, abbiano fatto la loro comparsa tre nuovi unicorni europei,
e cioè Revolut, Taxify e Celonis, tutte società di software. La prima ha sviluppato un servizio per il trasferimento di denaro
su scala globale, la seconda è una piattaforma di prenotazione di taxi via app mobile (che ha ottenuto finanziamenti da Daimler
Mobility Services e Didi Chuxing) e la terza è invece una realtà che si rivolge alle imprese con una soluzione che analizza
e ottimizza i processi aziendali attraverso i Big Data. Se le fintech continuano a trovare un facile accesso ai finanziamenti,
è altrettanto chiaro come una batteria sempre più diversificata di modelli di business stia oggi prosperando e progressivamente
espandendosi nell'ecosistema europeo dei capitali di rischio.
I deal più importanti
Una buona fetta delle operazioni concluse nel terzo periodo, poco meno di 300 per la precisione, per un valore di 2,3 miliardi
di euro, hanno riguardato finanziamenti early stage, segno di una maggiore propensione a supportare le nuove imprese nella
prima fase del loro ciclo di sviluppo. In questa categoria i deal più significativi del terzo trimestre sono stati quelli
della tedesca About You, attiva nell'e-commerce nel campo dell'abbigliamento e capace di raccogliere 256 milioni di euro,
e delle svizzere Dfinity (criptovalute), con 102 milioni e Seba Crypto (blockchain e criptovalute), con 103.3 milioni di euro.
In generale, sono le aziende del Regno Unito e irlandesi a comandare la classifica degli investimenti più corposi, con il
39% dei deal conclusi e una raccolta che per il quarto anno consecutivo supera i cinque miliardi di euro. L'Italia viaggia
al momento sul livello dei 300 milioni di euro di finanziamenti (dato aggiornato a metà ottobre) e quest'anno potrebbe superare
i 400 milioni, quindi meno di un decimo di quanto registrato nei due Paesi anglosassoni.
Exit oltre quota 7 miliardi. Fundraising in leggera discesa
Le favorevoli condizioni di mercato, si evince ancora dal rapporto, hanno inoltre guidato una cospicua porzione di capitali
verso la quotazione sui listini. Le Ipo, nello specifico, hanno pesato per il 66% del totale valore delle exit nei primi nove
mesi del 2018, salito a 7,2 miliardi di euro in virtù di 67 operazioni (ben 19 di queste, tetto mai raggiunto da fine 2015,
è stato perfezionato nel secondo trimestre). La previsione è che si possa toccare e superare i 20 miliardi di euro a fine
anno, soprattutto se si materializzeranno altri botti come quelli della svedese iZettle (acquisita da PayPal per 2,2 miliardi)
e della fintech olandese Adyen (sbarcata in Borsa in estate con una valutazione di 7,1 miliardi). Entrambe di base a Londra,
invece, le due startup oggetto degli sbarchi in Borsa più importanti negli ultimi tre mesi, Farfetech e Funding Circle.
In leggera flessione, infine, la raccolta dei fondi di VC attraverso il fundraising, attestatosi nell'ordine dei due miliardi
di euro: 13 i soggetti interessati nell'ultimo periodo, per un bilancio dei primi nove mesi che parla di 6,5 miliardi di euro
raccolti (da 49 fondi) e una proiezione a fine anno di 8,2 miliardi, per 76 veicoli di investimento interessati. Anche in
questo campo, particolare non trascurabile, sono Regno Unito e Irlanda a guidare la classifica, con 2,4 miliardi di euro complessivamente
raccolti da 16 fondi.

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